Archivio per la categoria ‘Società’


Il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo è diventato il primo partito siciliano con una percentuale del 18% sui votanti. Scusate. Non è esatto. Il primo partito siciliano è quello del non voto, degli astenuti.

Il partito di quelli che alle urne non ci sono andati per niente. Ascoltando questi dati mi sono reso conto che il divorzio tra politica e potere, vedi post precedente, si sta dimostrando esatta. Sulle strade, nei negozi, nelle case, nelle menti e nelle decisioni dei molti che non si sentono rappresentati a livello politico da ormai molto tempo. Con una sfumatura importante, se volete.

Di tutti quelli che non hanno nessun interesse diretto a votare per questo o quell’altro partito.

Esatto. Sto parlando di mero ed esclusivo interesse. Lasciamo da parte le ideologie. Sono morte.

Voglio ridurre a questo banale scambio tra voto e benefici, il divorzio tra politica e cittadini. Perché se i politici e i partiti diventano sempre meno in grado di governare, allora, vale pure che abbiano sempre meno possibilità di influire sulla qualità della vita di chi li vota. Banale. E anche riduttivo probabilmente. Ma resta vero. (altro…)

Rimango sempre stupito quando una persona, con poche e semplici parole, riesce a dare una risposta a una domanda complessa come quella che riguarda le cause della crisi economica in atto. Ma lo stupore lascia spazio all’ammirazione quando l’autore di questa risposta è Zygmund Bauman, classe 1925, sociologo e filosofo polacco di origini ebree, famoso per la critica al negazionismo e per le sue ricerche sulla stratificazione sociale e sulla modernità. Sapendo che la sua Lectio Magistralis all’Accademia Pontificia Lateranense dello scorso 20 ottobre sarebbe stata trasmessa in diretta su Sky ho approfittato dell’opportunità di seguirla comodamente seduto in poltrona.
Sembra che Bauman, a detta dei suoi estimatori, possieda il dono di quella che Charles Wright Mills chiamava l’immaginazione sociologica, la capacità di fissare in una frase, in un’idea, la realtà di un’intera epoca. Il grande studioso polacco lo ha fatto con la sua metafora della “Società Liquida” (cosa è più imprendibile e sfuggente dell’acqua e dei suoi flussi?) per descrivere con geniale chiarezza la precarietà e l’instabilità dell’epoca in cui viviamo.
L’oratore va al dunque senza perdersi in premesse. “La ragione di questa crisi, che da almeno cinque anni coinvolge tutte le democrazie e le istituzioni e che non si capisce quando e come finirà, è il divorzio tra la politica e il potere”.

Bauman intende con questo che mentre un tempo gli stati-nazione avevano il potere di decidere e una sovranità territoriale, anche economica, ora questo meccanismo è stato completamente travolto dalla globalizzazione.
“La globalizzazione ha globalizzato il vero potere – prosegue – scavalcando la politica. I governi non hanno più (altro…)


Il 16 ottobre del 1943 fu il “sabato nero” del ghetto di Roma. Alle 5.15 del mattino le SS invasero le strade del Portico d’Ottavia e rastrellarono 1024 persone, tra cui oltre 200 bambini. Due giorni dopo, alle 14.05 del 18 ottobre, diciotto vagoni piombati partiranno dalla stazione Tiburtina. Dopo sei giorni arriveranno al campo di concentramento di Auschwitz in territorio polacco. Solo quindici uomini e una donna ritorneranno a casa dalla Polonia. Nessuno dei duecento bambini è mai tornato. Non è un bel ricordo ma è necessario non dimenticare. E infatti questo è quello che oggi giustamente si è fatto sui mezzi d’informazione online e offline e sui social network.

Ma ci sono abomini che nessuno vuole ricordare e che anzi tutti quanti i mezzi di comunicazione sembrano incoraggiarci a dimenticare. Sarà per il fatto che oggi la parola ricordo si è affacciata alla mia mente più spesso del solito, sarà per caso ma alla fine mi è tornata alla mente un’altra storia estremamente tragica e molto più recente.

La memoria è andata a un articolo di copertina della rivista «Time» del 5 giugno 2006 che era intitolato La guerra più micidiale del mondo. Ho ricordato che forniva una documentazione dettagliata sulla morte di circa quattro milioni di persone nella Repubblica democratica del Congo a causa delle violenze politiche verificatesi nell’ultimo decennio. E ho ricordato, come lo stesso Time (altro…)

Facebook non pagherebbe le tasse per le proprie attività nel regno unito. A lanciare l’accusa è il quotidiano inglese “Independent” che con un titolo alquanto eloquente, “Antisocialnetwork”, denuncia la condotta fiscale del social network più famoso del mondo.

Secondo una società di analisi finanziaria, infatti, il social network ideato da Mark Zuckerberg avrebbe pagato tasse pari a poco più di 200.000 sterline a fronte di introiti generati di 175.
Perchè dunque non si procede nei confronti di Facebook per evasione fiscale? Semplice, il colosso di Zuckerberg ha la sede legale in Irlanda e tale pratica, sicuramente scandalosa in un tale periodo di crisi, è del tutto legale.
I laburisti inglesi sono sul piede di guerra tanto da aver apostrofato (altro…)